“Naturalmente il pianeta come corpo celeste non l’ho mai visto; l’ho soltanto sbirciato nelle fotografie che hanno fatto gli astronauti dallo spazio lontano. In quelle fotografie degli astronauti, il pianeta non è altro che una non tanto grande palla rotonda, un po’ azzurra, con macchie bianche grigie, scontornata contro un immenso fondo nero, un fondo spaventosamente nero, spaventosamente vuoto. Come questa piccola palla stia per aria, sospesa in quel vuoto senza luce, non si capisce affatto, anche se dicono che è per via delle gravitazioni. Quello che invece si capisce subito è che se non ci fosse il sole a illuminare in qualche modo questa un po’ stupida palla nessuno la vedrebbe, nessuno saprebbe neanche che esiste: sarebbe (come è), una qualunque non tanto grande palla del cielo in pericolo, vagante chissà dove, vagante in un agghiacciato silenzio, per via delle gravitazioni, come dicono, che però non si vedono. Quello che ho visto del pianeta e anche quello che più o meno so del pianeta, senza avere visto tutto, lo so perché ci sto sopra, perché ci cammino sopra, vado in giro, ci volo sopra stando basso, vedo colori, sento rumori, vedo luci e oscurità, sento caldo freddo e poi sono ipnotizzato dalla foresta della vita, di tutto quello che si vede, di tutto quello che si tocca, di tutto quello che si annusa, la vita dei rumori, la vita dei silenzi, la vita delle rocce, la vita dei deserti, la vita dei mari, la vita dei vulcani, la vita della gente…la cosiddetta vita la vedo cominciare e qualche volta la vedo anche piano finire.”
Ettore Sottsass
There is a Planet. Texts and photographs. a cura di Barbara Radice
(ed. Electa)
In questi ultimi anni abbiamo percorso tanti chilometri e abbiamo visto la vita cominciare e a volte anche finire, come scrive l’architetto Ettore Sottsass in “There is a planet”, un catalogo illuminante denso di fotografie scattate in quarant’anni di viaggi intorno al mondo, e di scritti poetici che riguardano l’abitare e in generale la presenza dell’uomo sul pianeta.
Da quando abbiamo iniziato a porci domande su cosa stavamo lasciando alle nuove generazioni, su quale fosse il senso del nostro abitare, sono stati tanti i luoghi in cui ci siamo traslocati e abbiamo abitato per portare avanti questa nostra ricerca, a cui abbiamo dato la forma di esercizi sull’abitare.
Lungo il percorso ci hanno accompagnato tante persone, racconti, paesaggi. Nel 2022 gli esercizi sull’abitare sbarcheranno a New York, tracciando nuove rotte e dunque nuove storie da raccontare.
Esercizio n.1
Che cos’è casa per te?
La prima domanda che abbiamo sempre posto ad ogni abitante incontrato lungo il viaggio, il primo esercizio sull’abitare ci accompagnerà anche oltreoceano, e prima ancora qui, in questo spazio della Community, una prima casa per tessere insieme i fili del nostro abitare su questa terra.